30 ottobre 2012

Terrible Three, beh potevate dirmelo!

The famous Terrible Two are back. Oh yeah.
Lo scorso anno ovviamente non siamo stati risparmiati da questa fase. Non ci ha accompagnati per 365 giorni 24 ore su 24 ma si è sentita eccome in molti periodi.
Il NO era sempre presente. Per partito preso. Era no anche se in verità voleva dire sì. Era no anche se non aveva ascoltato quello che gli dicevo, perchè rispondeva no anche se non c'era una domanda. Era no alla pizza che veniva divorata in due secondi, era no alla scuola per poi non voler tornare a casa, era no perchè no. 
"Come ti chiami?" "No"
Il riconoscimento di questa fase da parte di molte mamme del web, comprese quelle da manuale, e "esperti" mi permetteva di tirare un respiro di sollievo dai miei sensi di colpa, dalla stanchezza, perchè, che cavolo, ci passano tutti. Confortante. Con pazienza attendi.
Finalmente arriva il terzo compleanno. Atteso dalla mamma, che vuole uscire da questa fase, come Lui attende Babbo Natale.

Bene care mamme di duenni, sappiate che esistono anche i Terrible Three, sequel senza preavviso, e dopo un periodo di illusione, dei Terrible Two.
Si manifestano in maniera leggermente diversa, non è più solo NO ma anche uffa, che schifo, linguacce, orecchie da mercante e tanta tanta testardaggine. Un classico uomo del presente ma in miniatura: entra da un orecchio e esce dall'altro.
La reazione è diventata più fisica che verbale.
Non mi va di perdere a memory, tiè mamma un bel pugno.
Non mi dispero più se si spegne la tv dopo la mezz'ora concessa di Peppa Pig, ti tiro direttamente il telecomando in faccia.
Non mi voglio lavare i denti quindi tu mamma sei brutta.

Consigli?
E' forse dovuto al mio periodo più difficile del solito o questa fase esiste davvero?! La verità sta sempre nel mezzo?! Cerco di non trasmettere le mie paure e i miei pensieri, di essere allegra e spensierata (spesso con scarsi risultati) ma tanto i figli sono spugne vero?! E' la scuola nuova, una banda di piccoli teppisti da imitare?!
Sì, sono sempre quella delle mille domande e poche risposte, mettetevela via...

Una cosa ho imparato grazie ai terribili due: non impazzire (ahahahah), poche regole e sempre quelle, non mollare. Prendermi del tempo per me (God Save The Friends), ripetere sempre e cercare di mantenere la calma.
Sarà per questo che è arrivata la sconosciuta fase dei terribili tre?!

Adesso aspettiamo ansiosamente il quarto compleanno.

28 ottobre 2012

la foto della domenica

Qualche giorno di tregua dai pensieri faticosi, un bambino fantastico dai piedi giganti e una domenica da lupi, dove il ritrovo nel lettone si può assaporare con calma!

Vinceremo!





Partecipo sempre alla raccolta delle foto della domenica di BimBumBeta

26 ottobre 2012

perle di futura saggezza

Ieri in macchina tornando da scuola mostrandomi le manine raccolte:
Guadda mamma io ho un cucciolo
(tutto per finta, abbiamo un sacco di immaginazione!)
Io:Che bello amore!
Lo tai che era nella mia pancia?
Io: [??? ok ora che cavolo dico, ma come gli vengono certe cose?] Ah si? e come ci è arrivato nella tua pancia? (domanda più furba e soprattutto complicata non poteva uscirmi)
Con le sue zampe

ovvio, che domande.

24 ottobre 2012

all'ombra dell'ultimo sole

Fino allo scorso anno andare al parchetto era come fare sport. Corri, solleva, prendi al volo spingi e partecipa.
Primi passi, ore e ore di schiena curva a perlustrare tutto, poi, quando la camminata è diventata autonoma ma barcollante, scatti continui per evitare capitomboli e abbuffate di sabbia, ed infine un anno fa eravamo alle prese con le prime pedalate con mamma che regge l'instabile equilibrio.
Al parchetto andiamo sempre appena possiamo. Abitando in un appartamento gli occhi hanno bisogno di verde e i gesti di aria aperta... Ricordo che osservavo le altre mamme tranquille sulle panchine e all'ottava polpetta di sassi mi dicevo "ah che bello quando verremo qui e potrò leggermi un bel libro al sole mentre lui gioca".
Bene, adesso che lo potrei fare, mi dimentico sistematicamente il libro a casa. E quindi per non annoiarmi continuo a correre, sollevare, prendere al volo spingere e partecipare.















Ieri ho ripetutamente dimenticato il libro ma avevo la mia fidata reflex. Divertimento assicurato!
Mi ci voleva!


23 ottobre 2012

Bella stronza

Egregia illustrissima Ministra Fornero,
Vorrei mandarLa a quel Paese.
Con educazione e gentilezza come piace a Lei.

Le Sue parole ieri sono state queste:
"I giovani non devono essere troppo choosy (ovvero esigenti ndr) nella scelta del posto di lavoro. Lo dico sempre ai miei studenti: è meglio prendere la prima offerta di lavoro che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno, non si può più aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco"

Allora, mia cara,  forse si riferiva ai suoi studenti bocconiani, quelli che possono fare anche a meno di lavorare (non ce l'ho con i bocconiani), ma i giovani in Italia sono un'altra cosa.
Sono quelli che uno su due è disoccupato. E non perchè sono choosy.
Come il tuo amico e nostro presidente diceva: non si deve puntare al posto fisso. Io vorrei non dover puntare sul posto fisso. Io vorrei essere libera di cambiare, di mettermi sempre in gioco in modi nuovi, in realtà nuove. Vorrei poter cambiare spesso lavoro, per imparare di più, per affrontare sfide nuove, per dare sempre il massimo. Vorrei avere questa possibilità. Vorrei potermi permettere di essere choosy. Ma non si può. Non ci sono possibilità. Non ti passa nemmeno per l'anticamera del cervello di dire no ad un'offerta di lavoro. E quando hai un lavoro non ti puoi permettere di fare l'esigente. Infatti ti tieni stretto qualsiasi cosa.
Ma dove vive, cara Ministra?!

Lei, che sempre ieri, è stata contestata in malo modo (così non si fa) e vuole essere ascoltata con rispetto ascolti bene: i giovani non sono così schizzinosi e le Sue parole sono molto irritanti.
Noi giovani, e io mi sento tirata in causa dall'alto dei miei trent'anni, cerchiamo di adattarci il più possibile rendendoci conto delle difficoltà e della realtà della crisi. Siamo quasi tutti insoddisfatti sì, quasi sempre il problema è la retribuzione perchè mai all'altezza del lavoro svolto, eppure accettiamo. Ci mettiamo spesso a 90, spero non letteralmente. Insomma, rimboccarsi le maniche è una cosa che facciamo. Facciamo di necessità virtù.
Se l'idea però è che questo paese, per carità con mille altri problemi, non crede nelle nostre capacità, nei nostri talenti e nelle nostre potenzialità e, anzichè spingerci a dare il meglio di noi all'interno di un mercato del lavoro che cerca di valorizzarci, fa passare il messaggio che dobbiamo adattarci a ribasso, beh allora mi girano.
Il mercato del lavoro, il contesto che investe in ricerca e sviluppo, che crede in noi giovani lo crea Lei cara ministra. Lei e quelli come Lei. Noi lavoriamo. Noi vogliamo lavorare.
Io mi vergonerei di essere la Ministra di un paese che non trova la strada giusta e costringe i giovani a rassegnarsi.

Sono giorni complicati per motivi personali e forse se tutto fosse rose e fiori non me la prenderei così tanto, ma vada a cagare.
Con rispetto.

22 ottobre 2012

???


Com'è che due persone che vogliono stare insieme non fanno altro che farsi del male? 
Com'è che due persone che vorrebbero stare bene non fanno altro che annullarsi a vicenda? 
Com'è che due persone possono gestire tutto questo quando c'è un bambino?
Come si fa?
Perchè si arriva al punto di pensare di lasciarsi dopo tutto quello che si è costruito?
Quand'è il momento di dire basta?
Come si fa a prendere una decisione così quando tuo figlio si sveglia la mattina e la prima domanda che fa è: "oggi tiamo tutti insieme?"
Si può ripartire?
Perchè non si è più squadra ad un certo punto? 
Come si fa a non fargli percepire l'abisso che si sta creando tra la mamma e il papà?
Come possono due persone razionali che sanno che stare insieme potrebbe essere bellissimo non riuscire a renderlo tale?
Come si fa a trasformare la rabbia in amore? L'amore che c'era, quello che vorresti ci fosse ancora. Quello che speri ci sia ancora.
E' vero che se non stai bene con te stesso non starai mai bene con l'altro? Ma perchè l'altro non può aiutarti a star bene con te stesso?
Dov'è il confine tra quelli che sono problemi solo tuoi e che devi risolverti da sola e quelli che sono problemi nostri?
Da dove si ricomincia ad essere un supporto e non un ostacolo?

???

18 ottobre 2012

Ci sono tre cose che una donna è capace di fare con niente: un cappello [ndr ?], un'insalata e una scenata. (Mark Twain)

Genitori Crescono questo mese propone un tema molto interessante e ho letto post davvero istruttivi:
Educare a mangiare.

Da dove partire?!

Io vengo da una famiglia dove cucinare non è mai stata una priorità. Intendiamoci, non è che si patisse la fame ma siamo sempre stati grandi seguaci dei 4 salti in padella. Prima di questa invenzione, per mia madre risolutiva, esisteva solo la pasta rigorosamente condita con sughi pronti, mai troppo elaborati, versati direttamente nel piatto seguiti dalla scatola dei formaggi (questi buonissimi ma il termine scatola dovrebbe far riflettere). Il sabato era la volta del pollo arrosto direttamente dal mercato e infatti era il nostro giorno di festa. La cultura della buona cucina tipicamente del Bel Paese era sconosciuta anche ai miei nonni. Potete capire perchè fin da piccola adoravo andare a cena fuori, quando finalmente le mie papille gustative trovavano giustizia.
Nonostante ciò sedersi a tavola era una cosa importante. Si stava insieme, si parlava e si litigava tanto. Non importava a che ora si cenava, ma che ci fossimo tutti. Questa è una della cose che ho rivalutato molto, a 15 anni invece era una bella rottura. Avrei di gran lunga preferito ingurgitare la sbobba davanti alla tv. Ma si sa, agli adolescenti non va mai bene niente!
L'anno in cui ho vissuto in America ero ospite di una famiglia indiana ed è stata un'esplosione di sapori, profumi odori, colori e piccantezze mai provate prima! Però non si mangiava mai insieme. Avevi fame? Aprivi il frigo, ti servivi, o facevi una telefonata (sì perchè lì consegnano veramente di tutto a domicilio) e a qualunque ora del giorno o della notte mangiavi spaparanzato davanti alla tivì. Magari in compagnia ma in silenzio perchè lobotomizzati. Una figata all'inizio, una tristezza dopo una settimana.
Poi è arrivata l'Università. La mia vera laurea l'ho presa in preparazione di pasta all'olio e toast. Ero la regina del toast. Vegetariano perchè nel frattempo avevo anche deciso di non mangiare resti animali.

Poi è arrivato Lui. Il grande Lui. L'uomo che cucina. L'uomo a cui piace cucinare. E gli riesce bene.
Lui arriva da una di quelle famiglie dove si passa il tempo cucinando. Dove per un normalissimo pranzo si rischia di mangiare gnocchi fatti in casa, faraona al forno, contorni vari e torta di mele. Dove puoi decidere cosa cucinare perchè hai un'orto e un frutteto immenso, vai, passeggi tra melanzane e zucche e ti fai venire appetito. L'amore tra noi è stato sempre molto saporito. Prima nella mia minuscola mansardina romana dove Lui veniva a trovarmi nei week end e dove per i giorni della settimana in cui non c'era tutto sapeva di Lui e dei suoi manicaretti.
Poi sono tornata a vivere in quella che è la mia città, la nostra, e qui tutte le cene erano a due (o più) preparate insieme o meglio preparate chicchierando in cucina, io seduta sul bancone (più ino che one) e Lui ai fornelli, a bere vino e sbaciucchiarci. E litigare, ovvio.
Poi è arrivato il Piccolo Lui e tutto è cambiato (ma dai?!).
La casa è diventata più grande, la cucina è rimasta piccola ma strabordante di foto e disegni, spezie e barattoli, dove si può sperimentare tutto, dalla pittura ai travasi, dalle crostate con la pasta di mandorle ai plum cake super naturali (senza uova nè burro ma giuro buoni!). Il Piccolo Lui è sempre stato a tavola con noi: prima sdraietta, poi seggiolone e ora sedia. Da quando mangia di tutto sono cambiati gli orari (voci sconvolte di amiche che ti chiamano alle 19.45 "ma hai già cenato?!"), la verdura è sempre presente e c'è molta meno piccantezza nei piatti.




Arrivo al dunque: mangiare è uno strumento per permetterci di stare insieme.
Mangiare soli fa più male del McDonalds.
Seduti, fermi e parlare, raccontarsi, ridere, litigare.
E' un tempo che ci vuole e che fa bene.
Faccio attenzione a quello che compro, amo il mercato e odio il supermercato, ogni tanto facciamo i biscotti insieme così ci impastricciamo di farina e mangiamo qualcosa con un olio non vegetale (mi sono fatta una cultura!), cerco di far trovare cose diverse. Sì perchè ho imparato a cucinare anch'io. Produco cose mangiabili, una rivoluzione se paragonate alla pasta in bianco, ma ho scoperto che mi diverto.

segnaposto homemade abbastanza commestibili per il compleanno del Piccolo Lui.
Il festeggiato ha voluto un autoritratto al posto del nome.


Non so bene come si educa a magiare.
Credo che mangiando si possa educare. Perchè ci si prende del tempo per farlo.
Sì alle cose buone e colorate, sì alla diversità, sì al nuovo ma anche a quello che piace tanto, sì allo stare insieme.
Perchè vale per il cibo, vale per i rapporti umani, vale per la vita.

Questo post partecipa al blogstorming 

16 ottobre 2012

430 km

I miei genitori vivono a più di 400 chilometri di distanza e quindi andiamo a trovarli al massimo una volta al mese.
Ogni volta che varco la soglia in quella casa, così grande per i miei standard, per me è sempre come tornare indietro nel tempo. E' ancora una casa affollata di libri e musica, di statuite e cimeli di viaggio, dove la cucina è fatta di chiacchiere e discussioni e mai di profumini invitanti perchè il frigo sempre vuoto e le pentole quasi intonse (non si va a trovare i miei per la buona cucina).







Nonostante nella mia camera, così tanto da femmina, adesso dorma il Piccolo Lui, nonostante il bagno sia sempre in perfetto ordine cosa che non succedeva mai con me e mio fratello, nonostante il telefono non squilli più per me, mi sembra sempre di rivivere la stessa insofferenza mista ad allegria che ha caratterizzato gli anni con loro.
Sono sempre scappata e ne ho sempre sentito la mancanza.
Li ammiro molto, mio padre perchè è un uomo tutto d'un pezzo, in gamba e deciso, mia madre perchè lo sopporta.
Ho sempre avuto il bisogno di sentirmi indipendente da loro ma ho sempre cercato la loro approvazione.
Ho sempre cercato di dimostrare a me stessa che ero diversa per poi in realtà realizzare che le linee guida erano comuni, i valori che mi appartengono sono anche i loro.
Ho sempre cercato di non ereditare la loro arroganza e supponenza e invece sono diventata peggio.
E' merito loro se credo in certe cose e ne rifiuto altre.
E' merito loro se ho sempre avuto bisogno di libertà.
La mia adolescenza è stata sofferta, come credo moltissime altre, piena di problemi che visti ora fanno sorridere se non addirittura ridere. Mi sono sempre troppo preoccupata di piacere agli altri e allo stesso tempo di adattarmi io agli altri, per non essere esclusa, per essere parte di un qualcosa. Mi sono spesso scontrata con i miei genitori per questo. Mi sono arrabbiata molto, li ho fatti arrabbiare molto.
Poi ho deciso di andarmene. A 17 anni per a fare la quarta superiore all'estero per tornare un anno dopo giusto per finire il liceo e ripartire così per studiare all'università.
Loro la libertà l'hanno sempre concessa, l'indipendenza sempre sostenuta.
Sarà il fatto che si cresce o, più semplicemente, il fatto di non viverci più insieme ma li ho rivalutati, in tutte le loro manie, chiusure mentali e idee arcaiche. Sono felice di andare da loro. Qualche volta vorrei poterlo fare più spesso. Qualche volta dopo un paio d'ore che sono arrivata vorrei già andarmene.
Come è sempre stato del resto.



L'adolescenza vissuta con gli occhi di madre, anche se ci vuole ancora parecchio e ci saranno fantastici anni prima di arrivarci, mi spaventa molto. Sarà una battaglia, perchè è giusto che sia così.
I risultati, da genitore, arrivano con il tempo. Così come i grazie.



Grazie.

15 ottobre 2012

perle di futura saggezza

"ma no mamma, la parola CHIFO è bella, non fa chifo"

in risposta alla mia affermazione: "non si dice schifo, è una parola che non mi piace"
(ovviamente "che chifo" neanche a dirvelo è il termine che va per la maggiore ultimamente)

14 ottobre 2012

la foto della domenica

Una settimana così piena, così di corsa, così faticosa perchè piena pienissima di pensieri, ragionamenti, fantasie e previsioni che solo questa poteva essere la mia foto della domenica.


Un pomeriggio (l'unico) al parchetto, a correre, scavalcare, osservare con un sole incerto e traballante, prima luce e poi nuvole, in perfetto stile autunnale.

La raccolta delle foto della domenica è un'idea di BimBumBeta

11 ottobre 2012

1+1=2?

La famiglia è tale dal momento in cui si hanno figli.
Ci sono famiglie numerose e famiglie fatte di un solo genitore e un bambino. Ma credo ci vogliano i figli (o la ricerca di un figlio) per avere una famiglia.
Prima si è coppia.
Coppia si rimane. Anche quando si diventa parte di una famiglia.
Una famiglia rimarrà sempre tale perchè i figli sono per sempre. 
Sempre i genitori si dovranno relazionare. Anche se decidono di andare per strade diverse.
La famiglia può andare alla grande e contemporaneamente la coppia no.

Coppia si rimane finchè ce n'è. 
Finchè l'amore c'è.
Finchè la passione c'è.
Finchè il rispetto c'è.
Finchè l'ascolto c'è.
Finchè si parla.
Finchè c'è fiducia.
Finchè c'è condivisione.
Finchè ci si crede.
Finchè ci si alimenta.
Finchè c'è tutto questo.

Ci si deve impegnare.
L'impegno, mi spiace, ma ci vuole. Sarebbe bello che l'essere coppia fosse una cosa totalmente naturale e spontanea. Ma non è così.
La consuetudine si intrufola prepotentemente nella coppia e mette radici. Ci sono cose che posizioni prima.
Figli, problemi, preoccupazioni, lavoro.
Ma se la coppia subisce troppo oggi non ci sarà coppia domani.
E' sull'oggi che si deve lavorare.
Affinchè l'abitudine diventi una cosa bella perchè vissuta con impegno, che dopo anni insieme diventa sinonimo di dedizione, di cura, di empatia.
Io ne sono convinta.

Sono la prima che non ci riesce.



Angie where will it lead us from here...
oggi l'avrò ascoltata 1000 volte... YouTube serve a qualcosa



[...]

[...]

10 ottobre 2012

Se continua così tra un pò me la tiro

Ho ricevuto altri due premi da quando ho scritto questo post e, anche se ne parlo solo adesso, ci ho preso gusto!
Quindi un grazie speciale a Elena di Gaia Racconta, Francy di Noi e il capo e a Mum 'n' Roll di Com'è essere mamma col senno di poi per aver pensato a me!



La tradizione vuole che a mia volta assegni il premio a blogger con meno di 200 follower e io scelgo loro:
Ero Lucy Van Pelt (volevo anch'io una babyshower!)
...Ma La Notte No! e le sue 50 sfumature di no
Rachele racconta e la sua simpatica famiglia Brambilla!
The Yummy Mom perchè è la più bella mamma in circolazione!
La Scia di Sofia perchè il suo blog è semplicemente fantastico e lei è una tipa tosta (non so bene quanti followers abbia ma credo tanti!)

E' previsto anche che vi parli di me in cinque punti:
  • Oggi è una pessima giornata per parlare di me. Sono arrabbiata. E lo sono soprattutto con me stessa. Perchè essere una buona compagna è molto difficile ed è spesso più semplice rovinarsi la vita a vicenda.
  • Sono un pò prepotente nell'affermare le mie idee ma credo si debba combattere quando si crede in qualcosa. E poi lasciatemi sognare in pace, che vita noiosa altrimenti!
  • Mi sono sempre preoccupata in gioventù di quello che la gente pensava di me. Per poi realizzare che in realtà gli altri non pensano a me. Pensano a loro stessi. Non è una cosa così negativa, pensarla così alleggerisce un sacco la pressione.
  • Ho aperto il blog quand'era il momento di riprovare ad andare un pochino dallo psicologo. Esperienza provata ma poi, dato che sono una da tutto-subito presto abbandonata. Per ora mi fa stare molto bene, è il mio piccolo angolo tranquillo, che mi sta dando molto (grazie a tutti!)
  • Mi sono laureata in psicologia e non farò mai e poi mai la psicologa. Per scelta e non per crisi.

Il secondo premio arriva invece da Kike (grazie, sei sempre presente e mi piace molto come scrivi!)

Le regole qui sono molto più precise!
  1. Qual'è la tua rivista preferita? Nessuna, non frequento edicole
  2. Qual'è il tuo cantante/ band preferito? ne ho tanti, gli U2 e i Rem perchè sono stati loro i miei compagni in gioventù, i Thievery Corporation e perchè ci stanno sempre bene e poi mi piace tanto Keith Jarrett (colpa di un padre fanatico che mi ha inculcato tutto)
  3. Chi è la tua You Tube Guru preferita? credo di essere tra i pochi esseri umani sulla terra under 80 a non usare you tube. 
  4. Qual'è il tuo prodotto make up preferito? correttore, non so se preferito o necessario
  5. Dove ti piacerebbe vivere? in campagna, con vista mare e il teletrasporto per il centro città
  6. Qual'è il tuo film preferito? Il fantastico mondo di Amelie
  7. Quante paia di scarpe possiedi? io dico poche, il marito però si lamenta. chissà perchè
  8. Qual'è il tuo colore preferito? ovviamente il verdeacqua
Grazie mille ancora e ancora!!

9 ottobre 2012

Perle di futura saggezza

"come tei bella mamma, più delle macchinine"

(se qualcuno ha figli maschi può capire perchè da questa mattina cammino come se indossassi un paio di tacco 12 invece delle solite converse)

7 ottobre 2012

La foto della domenica

Questa che si sta concludendo è stata la settimana dell'allattamento.
Ho scritto un post a riguardo e in questi giorni ci ho pensato molto. A com'era prima. Quando allattavo. Niente lavoro, solo io e Lui.
Sono passati "solo" due anni e mezzo da quando ho smesso... Sembra una vita fa, perchè nel mezzo ci sono state tante scoperte, tante conquiste. I primi passi, l'asilo nido, i baci con lo schiocco, la pappa mangiata da solo, le costruzioni e le macchinine, i primi disegni, le prime parole, i primi no(di una lunga serie), la bici senza pedali, i compleanni, le vacanze...

Ogni tanto vorrei potessi essere di nuovo piccolo piccolo così da rivivere tutto ancora una volta.



(ovviamente notti in bianco, pannolini puzzolenti e pianti disperati no, mi è bastato)

partecipo come sempre all'iniziativa di BimBumBeta 

5 ottobre 2012

"Ma, lo allatti tu?" "No, la vicina"

Allattare è relazione.
Allattare è fortuna.
Allattare è esasperante.
Ci sono pro e contro. Come per la maternità in generale del resto.

Non c'è niente che ti permetta di entrare di più in contatto con il tuo nuovo "coso" che l'allattamento.
Non c'è niente di più faticoso, che essere sempre lì, pronta. Non importa più nulla se hai l'estetista, se hai sonno, se vuoi vedere un'amica. Tu lo devi nutrire. Ogni rapporto dovrebbe avere, un momento di decompressione. Finchè allatti scordatelo.

Non c'è niente di più bello che avere due belle tette. E per quelle come me il passaggio da una seconda a una quarta è, vi assicuro, fonte di grandi soddisfazioni.
Se non fosse che tanto appena partorito sei ancora una balena e quindi le suddette neanche si notano in tutta quella rotondità diffusa.

Subito dopo il parto pensi che non proverai mai più tanto dolore.
Poi arriva la tanto cara montata (termine più brutto e antifemminile non riesco ad immaginarlo) e ti ricredi.

E' una comodità. Vai dove ti pare, puoi viaggiare, tanto basta entrare nella parte ed è fatta.
Quando allatti in giro tutti ti guardano con un misto di curiosità, schifo e imbarazzo. Della serie "faccio finta di non guardare ma guardo".
Però mi sono sempre detta: cavoli loro.

La birra fa buon latte. E' la prima cosa che mi ha detto la bisnonna (98 anni) quando ho partorito: bevi birra. Ovviamente ho obbedito. Non aspettavo altro.
Però non si può esagerare. Voglio vederti poi a dormire al massimo due ore di fila (quando va bene)dopo il bicchierino di troppo.

Il padre dopo quanche tempo comincia a nutrire una strana gelosia per la tua latteria ambulante e per quel legame così speciale che hai solo tu con il piccoletto.
Scommetto che se avessero le tette non durerebbero una sola notte nel periodo il-coso-poppa-in-continuazione.

Solo per citare alcune frasi celebri:
Devi dargli degli orari definiti.
Devi dargli il latte quando vuole.

Se allatti il bambino sarà più sereno.
Se devi impazzire per allattare non farlo, il bambino ne risentirà.

Non mangiare cosa strane altrimenti il latte avrà un cattivo gusto
Mangia di tutto così si abitua a gusti diversi

Noi ce la siamo cavata anche in questo. Il latte c'era e non sono impazzita del tutto. Ci siamo tanto coccolati ma mi sono fatta anche bellamente i fattacci miei mentre lui poppava. Mai letto così tanto.
Ho allattato fino a 11 mesi, è stata una cosa naturale. Volevo evitare il latte in polvere e così ho continuato finchè non è stato possibile dargli quello delle mucche vere. Ci sono anche rimasta male quando, quella mattina, non ha fatto neanche una piega, bevendo dal biberon, un latte diverso in braccio ad un papà gongolante. Per non pensarci la sera sono andata a ballare con le amiche, mettendo ancora in bella mostra la mercanzia che di lì a poco è sparita.

Morale: se puoi fai come meglio credi.

Questa era la settimana mondiale dell'allattamento
L'ho scoperto grazie a Mamasté



Venerdì del libro: I tre porcellini

Che Giusi Quarenghi sia brava è un dato di fatto.
Che la storia dei Tre Porcellini sia un classico è un dato di fatto.
Qui la casetta di mattoni non c'è. I tre porcellini, o meglio due porcellini e una porcellina, si inventano una soluzione diversa e si divertono molto.


Ma il libro merita soprattutto per la frase di Mamma Porcellino:
"I nostri tre porcellini si stanno facendo tre porcelli. 
Questo è un porcile non un albergo.
Perchè non se ne vanno a stare per i fatti loro?"




Qui gli altri consigli de I Venerdì del Libro di Homemademamma


3 ottobre 2012

#pomeriggiocasalingo












ho un pò la fissa delle mani ultimamente... :)


Ci sono giorni mezze giornate in cui non devi fare niente... Allora, anche se c'è il sole fuori, ti godi quella casa, che sa di tutti i noi e che frequenti così poco. Passi un pomeriggio tranquillo e fai tutto con calma.
Quando è così a me piace fare foto. Foto vere e non con quella droga (e io sono drogata) di instagram.

Colgo l'occasione per una confessione/aggiornamento sulla mia lista.
Il punto 1 (iscriversi a nuoto) non avverrà mai. Cominciamo bene.
Ci ho provato, giuro. 1 lezione. Ma non fa proprio per me. Potrei inventarmi e autoconvincermi che ho cento motivi validi però la verità è una: è troppo faticoso. Punto. Sì, sono una scansafatiche, l'importante è accettarsi! 
[Però sostituisco il suddetto punto 1 con un nuovo obiettivo: fotografare di più e imparare a fotografare meglio.]