24 settembre 2015

I vantaggi di avere un figlio che non dorme.


Un figlio che non dorme è la scusa migliore di sempre. Con il tuo capo, con un cliente, con la suocera, con chi non ti fai mai sentire.
Un figlio che non dorme è la migliore scusa con te stessa, quando non riesci a fare quello che ti eri prefissata, quando non hai voglia di uscire, quando esci struccata e spettinata.
Un figlio che non dorme è la miglior scusa per le tue occhiaie.

Un figlio che non dorme e si ammala non è un dramma. Tanto non dormiva già prima. E le febbri notturne, la tosse, i raffreddori sembrano meno gravi.

Un figlio che non dorme è il modo migliore per ricevere un pò di pietà. Che a volte non fa male.

Un figlio che non dorme ti fa apprezzare tantissimo quelle rare volte che invece dorme. E la mattina ti senti più giovane di dieci anni.

18 settembre 2015

dieci cose che non pensavo avrei mai fatto prima di avere figi. E dieci cose che Lui non pensava avrebbe mai fatto.


Io:
  1. Andare a correre alle sei e mezza del mattino. E soprattutto scoprire che mi piace.
  2. Cenare come le galline alle sette di sera, a volte anche qualche minuto prima.
  3. Andare in spiaggia senza aver fatto la ceretta perché non c’è stato tempo. (questa è recente)
  4. Passare intere giornate a casa ma senza mai stravaccarsi sul divano
  5. Fare il menù settimanale (colpa sua)
  6. Truccarmi, lavarmi, cucinare, guidare, giocare a palla, scrivere, fare shopping e molto altro ancora con una mano sola.
  7. Andare a letto alle 21.30 di sabato sera.
  8. Non leggere un libro per mesi interi.
  9. Rimpiangere il cazzeggio puro.
  10. Innamorarmi così tanto come da quando tutto è cambiato. E allo stesso tempo spesso e volentieri non sopportare quelli che amo così tanto.

15 settembre 2015

cara maestra, abbine cura.



Cara maestra, ricordati di sorridere. Ci saranno mattine che entrerai in classe e non li sopporterai. Dovrai fare un respiro profondo e chiedere un pò di silenzio. Intanto tasterai se l'aspirina in borsa c'è. Guardali, respira e sorridi. Anche se a casa è un casino e questi qui sono scalmanati. Anche se il contratto è precario e la Ministra della scuola non capisce nulla.
Cara maestra, leggi loro. Come se fosse una preghiera, un rito. Falla diventare un'abitudine, una cosa normale. Prima, dopo o durante le cose che si devono fare da programma. Non importa quando ma leggi loro. Incontrali tra le pagine del libro. In quel momento vedrai che staranno attenti. Qualcuno avrà la bocca spalancata, qualcuno sgranerà gli occhi, qualcun'altro guarderà fuori dalla finestra verso l'alto, come se nell'azzurro del cielo ci vedesse le figure della storia. Poi magari ci sarà chi chiuderà gli occhi. Buongustai quelli.

13 settembre 2015

la lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all'occhio li ingrandisce al pensiero.



Mi ero detta che salita sul treno avrei sistemato quelle benedette foto di quest' ultima estate addosso, dentro, fuori, dapperttuto. Poi ci scrivo anche un post.
Ma alla fine non riesco a scrivere di sale, vento tra i capelli, coccole, litigate, tuffi, nuvole e pesci.
Sono fuggita per due giorni, all'ultimo minuto, perchè mio padre è stato male.
Sono stata nell'ordine preoccupata, spaventata, rincuorata.
Non ero mai stata a trovare mio padre in ospedale. Fa un certo che.
Sono sei anni che non vengo dai miei senza un figlio o due al seguito.
Non ho mai avuto il tempo di realizzare quanto io sia effettivamente lontana.
Non serve andare in un altro paese, bastano quei troppi chilometri che impediscono di fare un'improvvisata quando si ha voglia.
Vedo che sono lontana perchè i meccanismi quotidiani non mi includono.
Io non ci sono mai.
Non posso fare tante cose. Pratiche.
Va tutto bene, non c'è bisogno di me, se la cavano.
Però un pezzo rimane sempre qui. E' sempre lo stesso pezzo di cuore, quello che lascio quando parto e ritrovo quando torno.
E' così quando si vive via.
Stare insieme è sempre una cosa programmata, non può essere naturale.
Noi siamo abituati.
Ti abitui alla mancanza. 
Poi ogni tanto viene a pungerti. 

Adesso foto e Bob Dylan.
Buon viaggio a me.
Torno da quei tre che sono la mia casa.

7 settembre 2015

il potere dell'impotenza.


Sono giorni che ho questo post in testa. Sono giorni che cerco il tempo e le parole che meriterebbe ma mi è davvero difficile.
E' stata la settimana di quella foto. Quel bambino, poco più grande di Lei, poco più piccolo di Lui, naufragato e morto in mare, lì, solo, su quella spiaggia dannata. Quel bambino che ha fatto più rumore di altri, che è servito a smuovere anime infreddolite, che spero non verrà dimenticato come tutti quelli prima di lui.
Tutti quelli che ne hanno parlato, tutti quelli che l' hanno condivisa, tutti quelli che hanno scelto di non condividerla, tutti quelli che hanno detto muovete il culo a chi dovrebbe muoverlo, tutti quelli che sono rimasti emotivamente travolti. Io sono tutti questi.
Sono mesi, anzi anni, anzi da sempre, che la gente scappa. Ma quello che sta accadendo ora ha dimensioni immense.
Sono storie incredibili, così lontane dalla nostra quotidianità che sembrano avere il sapore di un romanzo, così dolorose che non abbiamo cuori allenati, così intense che immobilizzano.