27 dicembre 2016

Mi sono rotta le palle - post molto poco natalizio.


Il Natale è passato anche quest'anno. Sembra non debba farlo mai ma poi inesorabilmente accade.
I miei figli crescono, una è pazza di Babbo Natale che porta tanti regali è tanto bravo e l'altro comincia a non crederci più tanto. Cioè ho un figlio che comincia a mettere in dubbio Babbo Natale. E' inevitabile che io mi senta vecchia, c'è poco da fare.
Il giorno prima di Natale sono crollata. Ero stanca, malata, stufa. Ma sono tutte scuse. La verità è che mi sembra che tutto mi stia sfuggendo di mano. I miei figli, ingestibili, il mio compagno di vita, con cui non riesco a parlare, il mio lavoro che è tanto e rende troppo poco. Sono crollata perchè mi sento in balia degli eventi, non riesco a sorridere come vorrei, a farmi scivolare addosso le cose, a impormi con i nani di casa e subisco, tutti e tutto insieme. Non sono certo nuova a questo genere di cose ma per un periodo ho avuto il controllo delle cose. Per un altro periodo non ne ho fatto un dramma e ora mi perdo in un bicchiere d'acqua, come una qualsiasi pischella alle prese con il primo dramma amoroso.
Mio figlio è arrabbiato, quasi tutto il giorno ogni giorno. Non va più bene nulla, non va bene il cinema, non va bene il teatro, non va bene una partita a briscola, non va bene un giro in bicicletta, non va bene disegnare, fare i biscotti, fare la doccia, fare un gioco in scatola, non va bene una chiacchierata, non va bene un film, quello che cucino e l'ora di andare a letto. Non va bene niente. Ma niente proprio. E io non lo sopporto più. Avete presente Homer Simpson, brutto bagherozzo io ti strozzo!?! Esattamente così. Ho provato a inventarmi di tutto, compatibilmente con tutto il resto, ho provato a lasciarlo stare, ho provato a non darci importanza ma adesso sono arrivata alla famosa frutta. Ma mi sono davvero stancata. Dei suoi musi, dei suoi no, dei suoi sbuffi, della sua apatia.
Ho sicuramente delle colpe tutte mie, lo so benissimo, ma sono stanca anche di quelle. Sono stanca di pensarci, di farmi esami di coscienza, di anche solo fare elenchi dei miei errori di madre.
Mia figlia è fortissima, devo ammetterlo, ma con me, e solo con me, giustamente, è insopportabile. Piange, si lagna, si offende, si arrabbia in continuazione. Non le va bene nulla nemmeno a lei, anche se in confronto al fratello è una passeggiata. Fa delle scenate isteriche per niente, sì lo so è una fase passerà, diventerà come suo fratello prima o poi. Yeah.
Insomma io sono arrivata alla fine dell'anno finita. Come se qualcosa avesse smesso di funzionare. Si fosse inceppato. E anche se spegni e riaccendi è sempre lì.
Lo so che non è semplice, che non devo smettere di impegnarmi ma smettere di lagnarmi, mettercela tutta e bla bla bla ma volete la verità? Quella nuda e cruda?
Mi sono proprio rotta le palle.

(adesso che l'ho scritto va meglio)

22 novembre 2016

Mi si è accesa la lampadina.


L'altro giorno ho realizzato una cosa. Ero in macchina, incredibilmente sola, e ascoltavo senza troppa attenzione l'ennesima trasmissione radiofonica sulle elezioni americane. Ero stanca e nervosa, tanto per cambiare.
Poi mi si è accesa una lampadina.
Non ho avuto l'intuizione del secolo e anzi ne hanno parlato e scritto molti prima di me.
Ma l'ho realizzato per davvero IO.
Forse tutto quello che sta accadendo ha un solo obiettivo. E potrebbe essere una cosa buona. Forse questo nuovo modo di essere politica, di intendere la società, di vedere le cose, i popoli, i confini, la gente, che sta dilagando a macchia d'olio è davvero l'espressione di un disagio reale che c'è. Sì, lo so, non ho scoperto l'acqua calda, ma l'ho realizzato. Non sono tutti impazziti, semplicemente sono cose che si pensano davvero così. L'idea che gli uomini siano fatti così, che il diverso è solo per questo una cosa negativa, che la colpa è sempre degli altri, che i muri sono le soluzioni, che il denaro è tutto, che la forza è la via maestra e l'intolleranza tollerata, che ci siamo prima noi e che possiamo permetterci di dire come dovrebbero agire gli altri, che la propria libertà è un pò più libertà di quegli degli altri. E' reale. E no, il mondo non è come la mia campana di vetro. Che è facile giudicare per me, io che per prima poco tollero gli intolleranti.
E allora forse è un bene. Sì perchè non possiamo più far finta di nulla. Forse è la volta giusta che ne nasce qualcosa di buono. Forse reagiamo per davvero questa volta. Tutti, che in realtà siamo piccoli ma insieme possiamo essere tanti.
Il mondo può essere meglio di così, lo deve essere.
E abbiamo una solo mezzo per renderlo tale.
I NOSTRI FIGLI.
Non so come si fa nel concreto. So che non salverò il mondo, ma farò in modo che un giorno possano riuscirci loro.
Insegniamo, diamo il buon esempio, giudichiamo meno e cerchiamo di capire di più, impegniamoci ancora e ancora, raccontiamo le cose in cui crediamo, seminiamo bene, educhiamo alla libertà. Ho la presunzione di credere che una persona educata alla libertà non negherà mai la libertà a nessuno, che saprà riconoscere che tutti ne abbiamo il diritto, tutti allo stesso modo. Perchè siamo tutti la stessa cosa, ognuno a modo suo.
E che l'unico modo per essere liberi è trovare il giusto modo di convivere. Senza muri, pregiudizi, donne e uomini. Con rispetto.
Quindi dai, tutti insieme, impegniamoci ancora un pò di più. Che si facciano le basi di questo mondo migliore.
Partiamo dalle fondamenta.
Dall'inizio.

9 novembre 2016

Sì, anch'io parlo delle elezioni americane.


Non sono un'esperta di politica, non lo sono mai stata e mai lo sarò. Allo stesso tempo so riconoscere quando questa è mal fatta e soprattutto quando può diventare pericolosa. Pericolosa per quella che è la mia visione delle cose, del mondo e dell'essere tutti parti della stessa cosa. Mal fatta perchè sono nata nei primi anni '80, ho vissuto tutto il berlusconismo e tutto quello che ne è venuto dopo, senza mai votare perchè ci credevo davvero ma solo perchè era sempre meno peggio.
Ho vissuto un anno splendido negli Stati Uniti, nel lontano 2000, un anno che mi è servito a capire quanto frastagliato sia il suo popolo, quanto incredibilmente diverso sia in tutti gli aspetti che l'accezione del termine diverso permette. E il bello stava proprio in questo. Ho amato vivere con persone che avevano una cultura completamente diversa dalla mia, ho amato provare cucine così strane per il mio palato, ho amato essere immersa in un mondo così variegato perchè sempre nuovo e pieno di spunti.
Sono stata una grande sostenitrice di Obama negli ultimi anni, mi sembrava che la direzione fosse quella giusta, che quello che diceva, raccontava, in parte faceva, potessero rappresentare la mia idea di politico valido e votabile.
Non ha stravolto il mondo in realtà, non come credevo avrebbe fatto, non ha saputo arenare questa incontenibile ondata di intolleranza, odio e disprezzo che invece sta investendo il mondo e non solo il suo paese. Non è riuscito ad unire in nome delle differenze, in nome della grande valore che queste portano con sè e che sono la base per far crescere questo benedetto mondo in una direzione duratura e pacifica. Ha venduto nei suo anni da presidente 98 miliardi di dollari in armi all'Arabia Saudita, primo finanziatore dell'Isis, solo per fare un esempio. Eppure era anche lui meno peggio di quello che ci si prospetta da oggi e per i prossimi quattro anni. Non credo davvero che ci possa essere niente di peggio di un Trump. E mi dispiace perchè la cosa riguarda anche noi, i nostri figli. Perchè quello che seminiamo in ogni parte del mondo ci riguarda e ci coinvolge direttamente. E uomini che vogliono costruire muri, che disprezzano e usano le donne come se fossero cose loro e non come loro, che vogliono la pena di morte, ancora,  che guardano solo al proprio interesse da sempre, non possono governare il mondo se non in maniera becera.
Sono anche una grande sostenitrice della democrazia e quindi dovrei semplicemente rispettare quello che è stato il volere dei suoi diretti cittadini. Ma ve ne pentirete. Ce ne pentiremo.
(scusate lo sfogo, avevo cinque minuti e l'ho rivolto tutto qui).

pic credits qui

27 settembre 2016

Tu che hai dato alla mia vita il suono del tuo nome


Due.
Due anni che sei qui.
Due anni che ci sei.
Due anni che ti abbraccio.
Due anni che tutto è stato da te modellato.
Due anni che ti guardo e ringrazio.
Due anni che sono ancora pochi. Meno di quelli che ti ho aspettata.
Due anni che mi hai guarita. Sì, guarita.
Due anni che mi hai insegnato che niente è impossibile.
Due anni che sono cambiata.
Due anni che non cerco più con tutta me stessa qualcosa.
Due anni che mi sento finalmente a casa.
Due anni che tu hai creato quello che io chiamo casa.
Due anni che hai completato quello che c'era.
Due anni che amo ancora di più, ogni giorno di più.
Due anni che la mia vita è così colorata.

12 settembre 2016

Cosa cambierei della scuola pubblica italiana


Oggi è ricominciata la scuola. Rullo di tamburi.
Questo post avrebbe dovuto aprirsi con una mia foto che faccio un salto alto due metri per la felicità. (Tralasciando il fatto che non ne sarei capace e mi romperei sicuramente una caviglia, mi ritrovo invece in ufficio, spettinata perchè non ho di nuovo tempo per fare nulla a meno che non mi svegli alle 6 e su questo non c'è discussione, non mi funziona la posta, ho mille mila cose da fare e non so da che parte cominciare.)
Però felicità perchè ho finito di cercare di incastrarti un pò dove capita, tra centri estivi costosissimi e spesso improvvisati, nonne che ti tengono controvoglia, giornate passate a fare videogiochi nel noioso ufficio di mamma e orari di lavoro impossibili per riuscire a fare tutto.
Felicità perchè la scuola è una cosa bella, che fa bene, necessaria ed indispensabile.
Ieri sera eri proprio emozionato, a metà tra il che figo e il ma perchè cominciamo di lunedì che così ci tocca una settimana piena?

8 settembre 2016

la descrizione di un attimo


Quando nel buio prima di addormentarti mi dici, con le tue dita tra i miei capelli, ciao mamma.
Quando ridi di gusto, perchè una tua battuta fa ridere me.
Quando canti in macchina, sempre in quel linguaggio solo tuo, a squarciagola, in qualche modo a ritmo.
Quando mi chiedi di poter fare tu una cosa, così poi io ti dico grazie.
Quando mi guardi e mi dici mamma bea. Tu che mi vedi sempre bella.
Quando ti vedo leggere sul divano, in pace.
Quando cerchi di fare la sagoma della tua mano su un foglio. Ne escono solo scarabocchi. E tu sei fiera. Tu ci vedi la tua mano.
Quando prendi per mano tua sorella. Con amore.
Quando si vede la gioia nei tuoi occhi quelle volte che capisco subito quello che mi stai raccontando. Perchè tu racconti sempre un sacco.
Quando dal nulla tu, che non racconti mai, mi parli dello scoiattolo che hai visto e dei gol che hai fatto.
Quando se tutta nuda. Morbidosa. A pieghe, a onde.
Quando vedo la faccia di tuo papà, in quell'espressione là.
Quando mangi il gelato. Come se niente potesse essere meglio.
Quando fai i video tu. Sono uno spasso. Se a tua insaputa li mostrassi al mondo intero su YouTube diventerei ricca.
Quando fai l'offesa. Incroci le braccia e metti il broncio. Ecco, quel broncio lì.
Quando per gioco fai il cameriere e di colpo diventi timido.
Quando ti metti addosso di tutto, occhiali, braccialetti, collane, borsette tutto insieme, e porti a spasso la tua Tata. Mi guardi e mi dici io mamma.
Quando canti everytime dei Kolors, a modo tuo. E lei ovviamente ti segue.
Quando balli, fai le piroette, le tue verticali e tiri su quella gambetta là.
Quando alle volte balbetti. Oh come ti stringerei sempre in quei piccoli attimi lì.
Quando guardi tuo fratello come se fosse meglio di un gelato.
Quando ti ricordi qualcosa che io non ricordavo, e di colpo è di nuovo anche mia.
Quando ti sposti i capelli dal viso, così femmina.

Voi due.Voi che siete. In tutti quei piccoli attimi.

Questa sera vado a sentire i Tiromancino, e se non mi fanno la descrizione di un attimo salgo sul palco.

31 agosto 2016

E ancora un'altra estate passerà. [tanti ultimamente]

Come se niente fosse è già settembre. Ho già ricominciato a lavorare. Ho smesso per poco comunque. Ho lavorato tanto fra l'altro.
Ha fatto caldo, non caldissimo. Ha piovuto poco.
L'erba del giardino si è tutta seccata.
I lavori che dovevamo finire sono ancora da finire.
Però mangiamo fuori tutte le sere ed è bellissimo. La nostra casa è bellissima.
I soldi, non quelli che ci sono ma quelli che mancano, sono sempre un leitmotiv, anche questa estate.
Il mondo sembra sempre più fragile. Questo paese poi lo è veramente.
Ci sono stati cieli azzurrissimi e nuvole bianche.

25 maggio 2016

faccio i capricci.


Faccio i capricci. Un sacco di capricci.
Perché non vorrei alzarmi. Lo faccio. Ma non mi parlare. Lasciami fare. Non farmi domande. Non piangere tu che la mattina sei come me. Stiamo in silenzio.
Faccio i capricci perché vorrei alzarmi e fare con calma, passare il tempo a letto a poltrire, fare una colazione lunga e buona, faccio i capricci perché devo dire sbrigati e tu non ti sbrighi. E faccio i capricci perchè tu fai i capricci.
Mi basta l’idea di dovermi alzare prima per avere il tempo di fare tutto per fare capricci.

Faccio i capricci perché voglio lasciare le cose al loro posto altrimenti quando torniamo sta sera è un casino e poi non mi rimane tempo per coccoluzzarci.
Faccio i capricci appena entro in ufficio perché vorrei essere al mare, ma non se ne accorge nessuno.
Faccio i capricci perché dopo mezz’ora di parchetto mi sono già stufata. Faccio i capricci perché esci da scuola e non mi dici ciao. Ma è subito andiamo al parchetto?

30 marzo 2016

Sono felice per lui.


Oggi leggevo questo e realizzavo che non c'entrava niente con Lui.  (è un post datato, arrivo spesso e volentieri in ritardo, ma arrivo, lo ripeto sempre anche a mio figlio. Poi ci sono parole messe insieme che vanno bene ieri, oggi e domani, universalmente).
Quindi cari padri che lavorate troppo sappiate che Silvia ha ragione: ci sono cose che non tornano indietro.

Lui i suoi figli se li prende, se li gusta, se li vive. Oh sì. Lavorando come un matto ma tornando sempre subito da loro.
Tutte le sere a cena lui c'è.

23 marzo 2016

E se dessimo semplicemente il buon esempio?


Anche questa volta, come per Parigi, come per i racconti sulla Siria, come tante, troppe volte, gli ho raccontato quello che è accaduto. Non entro nei particolari, non faccio nomi, non mi metto a spiegare bene chi è l'Isis, non so nemmeno se lo so io per prima, cerco di non cadere negli stereotipi, cerco di attenermi ai fatti, come se fossi l'Ansa. Ha quasi sette anni, secondo me è giusto che un minimo sappia.

La sua prima domanda è sempre la stessa:
Perchè.

26 febbraio 2016

to do list


  1. Ricominciare a correre. Senza sentirmi in colpa. Perchè le cose vanno viste nel loro complesso: è vero che mi prendo del tempo solo per me e ne tolgo al noi ma poi quel me sta meglio nel noi.
  2. Fissare un budget mensile per ogni voce di spesa. Ormai è troppo tempo che con la storia della casa entrano ed escono soldi, affitti non ce n'erano più e io ho smesso (da verificare se io l'abbia mai realmente fatto) di tenere conto di dove e quanto posso spendere. Però adesso abbiamo un mutuo con la banca che possiede la nostra casa, per lo meno il piano di sopra, ho le mani bucate, posso essere pericolosa, Lui mi stressa e poi mi viene l'ansia. Ecco, proviamo a prevenire anzichè curare.
  3. Detto questo vorrei una gonna plissè (sì ho la fissa), nè lunga nè corta, rosa pallido. Tipo questa.
    Ah, anche un paio di sandali piatti nuovi. Non li ho ancora inquadrati ma ho come la sensazione che quando li troverò saranno i più cari. E poi la prossima settimana devo andare - per lavoro -ad un evento in abito lungo e ovviamente non ho l'abito lungo giusto (dove lo compro?! ho bisogno di idee!!!).

8 febbraio 2016

di cinema con la mamma, psicoanalisi e porte chiuse.



Ieri sera sono stata al cinema a vedere Assolo, di e con Laura Morante, che ho sempre reputato una delle migliori attrici italiane. Il film in realtà non è niente di che, è leggero e tagliente allo stesso tempo, drammatico e molto divertente insieme. E' la storia di una donna sola, per condizione e sentimento, dei suoi ex mariti, dei figli ormai ventenni e fuori casa, della sua insicurezza, della sua analista, delle sue amiche, della sua vita sessuale o di quel che ne rimane e del suo modo di vivere le cose.
E' proprio la sua analista che ad un certo punto le chiede cosa significhi per lei invecchiare.
Sono porte che si chiudono è la risposta.

1 febbraio 2016

famiglia. punto.

http://zigzagmom.com/famiglie-arcobaleno-come-raccontarle-ai-bambini/

Premessa: so che questo post sfocerà sicuramente nel banale, nel già detto, nel va beh hai scoperto l'acqua calda.
Detto questo vorrei dire anch'io la mia su questa questione delle coppie di fatto, figli e famiglie arcobaleno ecc....
Volete sapere cosa penso? Che palle.
Sì, che palle.
Trovo assurdo, ma veramente assurdo, che si stia ancora parlando di questo.
E che in tutto questo parlare, un parlare ormai fatto di anni, non si sia ancora fatto nulla.
Che siamo ancora qui a sentenziare cosa è meglio per gli altri senza sapere, conoscere, toccare con mano, solo in nome di una tradizione, di un credo, di un modo di vedere le cose così personale che non può e non deve influire sulla vita degli altri. Solo perchè la maggioranza fa in un modo non vuol dire che tutti debbano fare così, o che altri modi siano sbagliati. Insegnatelo ai vostri figli, è la base della libertà.
Trovo assurdo che ancora ci sia da parte di qualcuno la pretesa di mettere becco nelle scelte sentimentali e di famiglia degli altri. Che si debba manifestare a favore di un certo tipo di famiglia e non di un altro, della famiglia punto, che si stia ancora qui a pensare se i bambini hanno bisogno di una figura paterna e una materna per crescere felici.
Che palle soprattutto per quanto riguarda le coppie di fatto. Che palle che siamo ancora qui a sentenziare per gli altri se è giusto o meno che due persone che si amano abbiano i diritti che gli spettano. Che siamo ancora così presuntuosi da credere di poter decidere per gli altri, che comunque e giustamente vanno avanti, con le loro vite, i loro amori, le loro scelte di famiglia. Ecco, no, non siamo. Sono. Perchè io sono totalmente a favore. Sono a favore dell'abbattimento di qualsiasi distinzione con l'obiettivo di rendere le differenze un merito, un vantaggio, una risorsa, un'ovvietà.

22 gennaio 2016

Io e Lui, un bel casino.


L'ho pensato tanto ultimamente. L'ho pensato più e più volte.
Come se potesse essere una punizione, una minaccia concreta, come se potesse essere un modo per far capire che è sul serio e non è come al solito, come  se avessi bisogno di cambiare radicalmente, ora che è tutto a posto e che tutto deve essere a posto.
Forse volevo solo vederne la reazione. Attirare l'attenzione un pò come si fa quando hai due anni e sei nel pieno dei terrible two. Ma con 33 anni sulle spalle e una capacità linguistica che un nano di due se la sogna.
La reazione non c'è stata. Ignorata. Niente per tornare in carreggiata.
Non sono stata presa sul serio o non interessava. E allora mi sono arrabbiata.
Forse in realtà sono solo stanca, non nel senso di stufa, ma non me ne rendo spesso conto.
E così ho minacciato tante e troppe volte che basta. Che me ne sarei andata. Che se ne doveva andare Lui. Che così non si va da nessuna parte. Che è meglio per tutti. Che non si può stare insieme solo per i figli. Che ci sono anch'io.
Ecco, in realtà è tutto qui.
Ci sono anch'io.

19 gennaio 2016

il codino


Ho sempre avuto paura delle figlie femmine. Delle donne in generale forse. Siamo fantastiche e terribili allo stesso tempo.
Trovo sia tutto più semplice con i maschi. Nonostante la responsabilità di crescere un essere maschio sia enorme, proprio perchè un giorno dovrà essere un Uomo, gentile e rispettoso, l'ho sempre vissuta come più semplice, passatemi il termine.
Una donna è un mare di cose, molte di più, e tu che sei la madre, SEI LA MADRE.
Una donna che possa essere autonoma, che si voglia bene, che lo voglia al suo corpo e al suo modo di amare, che sappia farsi rispettare, che sappia essere gentile, che sappia essere se stessa. Una figlia femmina ti mette davanti a quello che vorresti essere, a che tipo di donna sei. Quello che insegni, quello che provi a far capire, quello che credi, diventano possibili confronti, sul come sei e ti mette di fronte a come vorresti essere.Volente o nolente ti metti di fronte ad uno specchio, molto più che con un figlio maschio.
Mi ha sempre fatto un pò paura. Questo scavare nel profondo di sè è una cosa che faccio e smetto di fare allo stesso tempo, da sempre. Ma con una figlia non puoi più rimandare.
Questo lo immaginavo già prima. Un pezzetto di me era cosciente di questo.
E' per questo che quando sono rimasta incinta la prima volta ho sperato che fosse maschio. E così è stato. Ed era un pacioccone splendido, un tontolone, rompiscatole ma semplice.
Poi sono rimasta incinta di nuovo. Dopo tanto. E la felicità era tantissima. E non ho fatto in tempo a sapere se sarebbe stato un lui o una lei. Forse è stato meglio così. Perchè quando penso a quel piccolo pezzetto di me posso immaginarmelo sempre in modi diversi.

15 gennaio 2016

eccomi, un pò nuova.

quel tetto piano laggiù in fondo è lei, la Casa nuova. O come dice quello medio, la casa senza tetto.

Due anni fa esatti, ieri, scoprivo di essere incinta di Lei. Ne avevo parlato qui. Due anni che Lei è proepotentemente entrata nella mia vita, perchè è da subito che ha riempito la mia testa e modificato le mie azioni.
Credo sia l'occasione giusta di ricominciare a scrivere.
Non lo faccio più e sapete perchè? Perchè sono a posto così. Mi manca da una parte ma dall'altra sono concentrata su tutt'altro. Su una tranquillità - se così si può definire - che credo sia arrivata.
E' la tranquillità degli obiettivi raggiunti.